Un bilancio positivo, che fotografa una realtà in movimento, ma solida dal punto di vista del fatturato e della relazione con i lavoratori: è il bilancio 2020 della cooperativa Uscita di Sicurezza, approvato all’unanimità nell’assemblea che si è tenuta venerdì 10 settembre alla Cava di Roselle.
Nonostante le difficoltà legate all’emergenza Covid e alle numerose novità che questa ha comportato, legate sia alla chiusura di alcuni servizi, sia alla necessità di sostenere maggiori spese per mettere in sicurezza operatori e clienti e mettere in atto le regole stabilite, il bilancio d’esercizio si chiude con oltre 11mila700 euro di utile, registrando, rispetto al 2019 una riduzione del 3.45 per cento.
Numeri che fotografano, dunque, un’impresa sociale florida, che si colloca tra le realtà più importanti della provincia di Grosseto: sono 359 i dipendenti di Uscita di Sicurezza al 31 dicembre 2020, di cui 228 soci. Il 66% delle risorse a bilancio sono servite per le retribuzioni dei soci: ammonta, infatti, a oltre 7 milioni di euro il costo del lavoro.
“Il 2020 è stato un anno molto intenso per la cooperativa – ha detto il presidente Luca Terrosi – perché, nonostante la pandemia, siamo riusciti a pensare al futuro e abbiamo deciso di investire per i nostri settori tradizionali, penso per esempio agli uffici dell’assistenza domiciliare in via Ximenes a Grosseto, e a cimentarsi con nuovi servizi, come quello assunto decidendo di partecipare alla gara per la gestione dell’Eden e del chiosco del bastione Molino a Vento. E’ un anno che ci ha visto affaticati, all’inizio sicuramente un po’ persi, ma che non ci ha fermati. Per questo voglio ringraziare tutti i soci che si sono impegnati, che hanno deciso di assumere nuovi compiti e mansioni, come quello per la distribuzione dei buoni spesa, o negli altri servizi che abbiamo attivato per gestire l’emergenza e che hanno dato lavoro a persone in quel momento non impiegate, come gli educatori o i direttori, per esempio. La nostra capacità di reinventarsi subito ci ha permesso di evitare la cassa integrazione totale per i lavoratori di tanti servizi. Siamo andati al lavoro nelle case, senza sapere se quelle persone potevano rappresentare per noi una minaccia; siamo andati al lavoro nelle residenze, sapendo che per un certo periodo siamo stati tacciati di essere gli untori; abbiamo portato avanti con serietà e professionalità il nostro lavoro o ci siamo reinventati dove il lavoro non c’era. Quello che ci aspetta è un futuro diverso da ciò che conoscevamo, ma quello che è certo è che dobbiamo continuare ad essere protagonisti nei nostri settori”.